Le risposte generate dall’intelligenza artificiale stanno diventando una presenza comune nei risultati dei motori di ricerca, ma il loro impatto sul comportamento degli utenti è ancora in evoluzione. Secondo il report 2025 del Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ), ben il 54% degli utenti intervistati in sei nazioni ha dichiarato di aver visualizzato una risposta generata dall’AI (come gli AI Overview di Google) in cima ai risultati di una ricerca nell’ultima settimana. Questa integrazione rapida in prodotti diffusi come Google Search sta portando l’esposizione a queste funzionalità a superare persino l’uso attivo degli strumenti AI standalone.
Tuttavia, vedere queste risposte non si traduce automaticamente in un approfondimento. Solo circa un terzo (33%) degli utenti che visualizzano le risposte AI dichiara di cliccare sempre o spesso sui link alle fonti originali contenuti in esse. Un altro 37% lo fa solo qualche volta, mentre un significativo 28% clicca raramente o mai. Questo comportamento solleva interrogativi sull’impatto a lungo termine sul traffico di riferimento verso i siti web, inclusi quelli di notizie, anche se dati preliminari di settore non mostrano ancora un crollo generalizzato. I più giovani (18-24 anni) sembrano più propensi a cliccare sui link rispetto agli over 55.
E la fiducia? Tra coloro che hanno incontrato risposte AI in SERP, il 50% dichiara di fidarsene (tra “molto” e “abbastanza”), mentre circa un quarto resta neutrale. Le ragioni principali citate per la fiducia sono la velocità e la convenienza nel fornire sintesi immediate e la capacità dell’AI di aggregare grandi quantità di informazioni. Tuttavia, questa fiducia è spesso condizionale: molti utenti trattano le risposte AI come un primo livello informativo, soprattutto per argomenti delicati come salute o politica, procedendo poi a verificare le informazioni tramite fonti tradizionali non AI.