ChatGPT ha superato la fase di semplice novelty per diventare uno strumento decisionale nel percorso d’acquisto. Con oltre 2 miliardi di query giornaliere gestite per 190 milioni di utenti, il chatbot di OpenAI sta ridefinendo il modo in cui il pubblico trova e giudica i brand. Un sondaggio Adobe su 1.000 utenti statunitensi rivela che quasi l’80% tratta ChatGPT come un motore di ricerca.
Il dato strategico è che il 36% degli intervistati ha scoperto un nuovo prodotto o brand tramite il chatbot. Questa percentuale sale al 47% per la Generazione Z e al 37% per la Generazione X.
A differenza della ricerca tradizionale, l’influenza di ChatGPT sulla reputazione del brand è immediata. La piattaforma attinge a dati web in tempo reale, generando risposte che aggregano narrazioni provenienti da media, concorrenti e, soprattutto, utenti. Post negativi su Reddit o recensioni sfavorevoli possono essere amplificati e consolidati dall’AI, rinforzando un sentiment negativo.
Questo scenario crea un rischio concreto: i brand con una debole impronta digitale (un digital footprint scarso) rischiano di rimanere “senza voce” , lasciando che l’AI riempia i vuoti informativi con fonti obsolete o ostili. La reputazione dei dirigenti, inoltre, viene ora legata direttamente alla fiducia aziendale, poiché i loro nomi appaiono nelle query relative al brand.
Per affrontare questa sfida, il report di Emarketer indica che i brand dovrebbero investire in quella che definisce Generative Engine Optimization (GEO): contenuti strutturati, autorevoli e “leggibili” dall’AI per controllare la narrativa. Le strategie suggerite dalla fonte includono: ottimizzare gli asset proprietari con metadati e messaggi cross-channel unificati; rafforzare la validazione di terze parti (copertura mediatica credibile, commenti di esperti); allineare i team di reputation management e SEO attorno alla “visibilità AI” come metrica di performance.
Fonte: Emarketer